Sono stati i ragazzi stessi e le famiglie a richiedere una seconda opportunità per poter vivere concretamente la sensazione di vivere lo studio e tutto ciò che di altro la vita possa offrire senza che siano due cose separate e distinte, dove lo studio non è una “sospensione” del resto della realtà e la scuola non è una “prigione”. Se potessimo tornare ai momenti dei laboratori, infatti, vedremmo ragazzi che corrono in spiaggia per poter assegnare dei personaggi storici al loro giusto posto su una linea del tempo fatta di nastro, con lo stesso entusiasmo con cui hanno giocato a calcio o hanno fatto il bagno in mare; li vedremmo scegliere in autonomia un argomento che davvero suscita il loro interesse per poi approfondirlo, studiarlo ed esporlo come dei piccoli esperti.
È stato infatti questo l’obiettivo del campus: alternando momenti intensi di studio e formazione a diversi di divertimento e svago, riuscire a mettere in contatto i giovani partecipanti con la propria voglia di imparare, quella che parte dalla loro curiosità e le domande che naturalmente si pongono (definite le volte “troppo grandi” o premature”). La scuola e lo studio, quando si hanno degli interessi propri e delle domande guida a cui desideriamo rispondere, diventano funzionali a uno scopo e immediatamente più stimolanti. In una certa misura, abbiamo rimesso in mano il compito dell’istruzione a chi ne è oggetto.
Dopo aver imparato a farsi le giuste domande, eliminando qualsiasi timore intorno ad esse, i laboratori li hanno aiutati a navigare nel mare di informazione a cui sono continuamente sottoposti, selezionando ciò che è valido e utile al loro obiettivo, per poi concentrarsi su qualcosa di spesso dimenticato ma fondamentale: l’esposizione.
Insieme, abbiamo visionato video di Alessandro Barbero, Federico Buffa e altri esempi illustri di persone capaci di intrattenere raccontando con passione e con metodo ciò di cui sono esperti, capendo che cosa fosse capace di tenerci incollati alla sedia, con gli occhi rivolti verso di loro, le orecchie aperte e la bocca chiusa.
Infine, è toccato ai ragazzi stessi sperimentarsi nel parlare davanti a un pubblico, con risultati sorprendenti per quella che è stata l’effettiva durata del campus, ovvero tre giorni.
Come ogni esperienza estiva che si rispetti, non sono mancate emozionanti partite a calcio e altri giochi, pranzi e cene collettive, le visite a diverse sale giochi che caratterizzano la Romagna dove le stesse attrazioni continuano ad avere presa su giovani di generazioni sempre più distanti e tanti, tantissimi momenti di confronto e condivisione tra i ragazzi e tra i ragazzi e gli educatori che, più di altro, riescono a infondere in loro un’idea nuova di loro stessi, una maggiore comprensione di sé e gli altri, una nuova apertura alla realtà, scolastico e non, che, accompagnati dal “vademecum” che ci ha guidati negli apprendimenti del campus, possono esplorare con una maggiore sicurezza e, specialmente, con un nuovo desiderio di scoprire fino in fondo la bellezza che risiede “nel divenir del mondo esperti”.
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